“Ha mangiato bene, signore? Quanto vuole pagare?” La frase del cameriere ha del surreale. Eppure, a vederlo da fuori il bar ristorante “Mireya” non ha molto di speciale. A parte il menù. E non per i piatti, cucina spagnola “de toda la vida“, ossia tradizionale (oggi ad esempio stufato di lenticchie e torta di patate e zucchine come primo, carne alla griglia o anelli di calamari come secondo), ma per la frase scritta in fondo, al posto del prezzo: “Medida economica, el precio lo pone el cliente“, cioè “misura economica: il prezzo lo decide il cliente”. Ecco la singolare idea con cui Eledino Garcìa, proprietario di questo piccolo ristorante di Barcellona, (16 tavoli) cerca di fronteggiare una crisi economica che, nella Spagna di Zapatero e del miracolo economico sbandierato fino a un anno fa, ha lasciato i disoccupati a quota 3 milioni e mezzo, il 14%, dato tra i peggiori dell’Unione Europea.
Al posto del consueto menù turistico da pranzo a prezzo fisso, il locale fa scegliere ai clienti quanto vogliono pagare. “E per garantire la privacy” ci tiene a precisare Eledino, quarantacinquenne calvo e divertito dall’interesse sorto intorno alla sua idea, “mettono i soldi in una busta senza nome e poi io metto tutto insieme a fine giornata”. Fino ad ora, nelle tre settimane di “menù crisi”, assicura “nessuna busta è stata lasciata vuota”.

Il “Mireya” si trova nel quartiere dell’Eixample della città catalana, palazzi ottocenteschi e grandi viali lontani dalle folle turistiche delle Ramblas e poco distanti dalla Sagrada Familia (534 Còrsega angolo Marina, Barcellona)(”ma i turisti qui non arrivano” dice Eledino, “siamo in salita rispetto al monumento”).  La clientela è formata perlopiù da abitanti del quartiere e lavoratori delle imprese edili, quelle che più di tutti hanno sentito il tracollo del settore.
“Da un anno abbiamo notato che le cose andavano male” spiega Eledino, “piccole cose: non chiedevano più il dolce, risparmiavano sulla colazione chiedendo il caffé invece che il cappuccino, poi un vero e proprio calo delle presenze”. Che si ripercuote sui conti del “Mireya”: “e se io perdo clienti i miei fornitori perdono il loro e la catena si ripercuote su tutti”. Ecco perché gli è venuta l’idea di questa specie di “microcredito del pranzo”: “Ho pensato che dobbiamo darci da fare noi, sostenerci, perché siamo tutti collegati e se aspettiamo quelli di arriba…”. Quelli di “arriba” sono i politici, i banchieri “ho provato a chiedere un prestito e indovina un po’ com’è andata? Da questa crisi ci tireremo fuori da soli, come sempre” dice. “La gente è migliore di quello che uno crede, se io ti aiuto oggi ne avrò un beneficio domani”. Per ora, almeno, ha risollevato le sorti del suo ristorante. “Se tu vieni qua e ti senti bene, mangi bene, in un ambiente familiare, poi perché non dovresti pagare un prezzo giusto, magari pure maggiore di quello che avrei messo io?”, si chiede il titolare, “e se poi una volta sei messo male a soldi e lasci poco, stai sicuro che tornerai e spargerai la voce”.

Per dovere di cronaca (culinaria), il fricandò con salsa di peperoni era eccellente. (panorama)

Mireya, Calle Corsega 534, Eixample Metro: Sagrada Familia.